Confezionamento, imballaggio o packaging.
Confezionamento, imballaggio o packaging.
Le confezioni al supermercato servono ad attirare l’attenzione e ad invogliare. Ma come scegliere quelle rispettose dell’ambiente?
La confezione, l’imballaggio, sono il cosiddetto packaging. Fanno leva su meccanismi sconosciuti ai più, ma l’involucro influisce molto sulle scelte del consumatore.
Ma per l’ambiente, quale imballo sarebbe meglio scegliere: plastica, carta o altro?
La cosa non è così semplice. Ci sono vari fattori da considerare.
Psicologia: esistono diversi tipi di consumatori. Ognuno viene attratto da elementi diversi. C’è il consumatore più frettoloso, con poco tempo, che è attratto da confezioni che danno l’idea di velocità e semplicità di utilizzo. Il consumatore scettico, con poca fiducia nelle grandi marche, è attratto da imballaggi semplici ed essenziali, senza fronzoli. Il consumatore che bada molto all’immagine, è attratto dall’aspetto esteriore della confezione.
Alcuni consumatori preferiscono cioé un prodotto dall’imballaggio senza fronzoli, attenti alle informazioni sulla qualità del prodotto, mentre altri preferiscono imballaggi più attraenti, magari con meno attenzione allaqualità del contenuto.
In pratica l’imballaggio rappresenta una parte, reale o auto percepita, del consumatore.
La diffusione dei grandi supermercati e centri commerciali, ha eliminato il contatto tra venditore e consumatore, ed è a causa di questo che gli imballaggi, oltre alla pubblicità nei vari canali, sono diventati l’espressione di quello che il prodotto vuole rappresentare od essere. La scoperta che la parte emozionale influisce molto sugli acquisti, ha fatto si che si studiasser imballaggi idonei a suscitare emozioni anche attraverso lo scaffale di un supermercato.
A seconda del prodotto il packaging deve influenzare l’acquisto, in vari modi. Per i prodotti alimentari spesso l’imballo esalta il contenuto, con idee di naturale e di genuinità dei bei tempi passati. Per i cosmetici, la confezione esprime efficacia, gioventù e bellezza. Per il prodotto tecnologico, la confezione esprime innovazione e comodità, con un’aspetto essenziale. Il packaging è più efficace se riesce a essere su più canali, come quelli estetici, emotivi, razionali, sensoriali, sentimentali, ecc.
Ecologia: la carta invece della plastica, riduce i costi di produzione, l’impatto ambientale e può comunque attirare i consumatori. L’idea di sostenibilità nell’utilizzo della carta per gli imballaggi in senso ecologico, quindi a favore della natura, ma anche in senso economico, è conveniente. Anche per il produttore può essere una fonte di economia ddi costi. Per esempio, i nuovi imballaggi in “carta formabile”, utilizzano mediamente il 25% di materiale in meno rispetto alla plastica, mantenendo anche i preesistenti macchinari per il confezionamento, quindi: meno materiale nella spazzatura, meno costi per l’azienda.
La carta permette molti tipi di lavorazioni diverse, ed è perfettamente adatta alla conservazione di molti prodotti alimentari. Può essere poi riciclata o utilizzata per fornire energia attraverso la combustione. Gli imballaggi di carta consentono di esprimere in modo meno costoso i messaggi che l’azienda vuole trasmettere al consumatore. Anche dal punto di vista logistico la carta conviene, permettendo minore ingombro e facile trasportabilità.
Ma carta significa anche tagliare gli alberi, anche se è il contrario di quanto si potrebbe pensare. Sappiamo tutti che gli alberi, attraverso la fotosintesi clorofilliana, assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno. Ma quasi nessuno sa che questo avviene finché l’albero è giovane. Dopo una certa età, infatti, il ciclo si inverte e l’albero comincia invece a consumare ossigeno e a produrre anidride carbonica diventando, di fatto, un albero “inquinante”. Per esempio in Svezia, paese molto attento all’ambiente, gli alberi anziani sono quelli che vengono tagliati e sostituiti mediamente con 3 alberi giovani. Spesso si associa il consumo della carta alla distruzione delle foreste dell’Amazzonia, cosa inesatta, perché queste forniscono invece legname per altri utilizzi, e non per la carta. Inoltre molte aziende sono restie a modificare le linee di produzione, scaricando il costo maggiore del prodotto sul consumatore. Questo è uno degli elementi che ostacolano la svolta energetica ed ecologiche nel settore.
Il punto di vista del supermercato.
L’approccio psicologico continua inoltre nel supermercato, ed è finalizzato ad indurre a comprare più del necessario.
Gli esperti del settore si sono impegnati per far si che l’ acquirente comune guardi più prodotti possibile mentre sceglie, perché più vede e più compra.
Il modo di comprare è diventato una scienza: “I ricercatori del marketing hanno lavorato anni, per essere sicuri che gli acquirenti guardino quanti più prodotti possibile durante la spesa, perché più vedono, più comprano”, scrive Marion Nestle, autrice di “What to Eat: An Aisle-by-Aisle Guide to Savvy Food Choices and Good Eating”.
Alcune chicche:
– I cibi “amici dei bambini” sono disposti alla loro altezza. Perché i bambini prendono le cose che li attirano e le buttano nel carrello. Le scatole con su disegnati dei cartoni animati sono sempre posizionati negli scaffali più bassi, dove anche i bambini più piccoli possono arrivare. Ad esempio i cereali zuccherati sono al livello degli occhi dei bambini, mentre quelli dietetici, più salutari e ricchi di fibre sono negli scaffali più alti. Ai registratori di cassa, i dolciumi sono strategicamente posti per incoraggiare acquisti impulsivi di adulti e bambini.
– Affettare, tagliare e preparare i cibi, per poter aumentare il prezzo. I cibi già preparati sono comodi, ma tener presente che si sta pagando un sovraccarico di prezzo abbastanza elevato, a volte più del doppio.
– Le esposizioni alla fine della corsia, anche se alcune volte sono usate per promuovere articoli in offerta, altre volte contengono articoli a prezzo normale; Ma le persone comprano di più perché pensiamo che sia un affare.
– Gli affari non sempre convengono. Ogni volta che c’è un numero in un cartello pubblicitario su uno scaffale, si vende circa il 30% in più di quel prodotto, questo significa che se si compra di più di quanto si ha bisogno non sarà un affare o, peggio, ti farà consumare di più, perché una volta che il prodotto è in casa dovrà essere mangiato, mangiando magari in eccesso, o gettato. Si può anche mettere l’indicazione “Promozione” “Offerta speciale” o altro senza variare il prezzo del prodotto, e comunque il tasso di rotazione di quel prodotto aumenterà, perché tanto il consumatore non memorizza i prezzi dei prodotti, specie se non li acquaista di sovente. La cosa funziona ancora meglio se questi prodotti con riduzione di prezzo non veritiera si trovano all’interno di un offerta promozionale con prodotti che hanno avuto un effettiva riduzione.
– Percorso obbligato. Spesso si è obbligati a seguire un percorso “obbligato”, spesso realizzato anche senza reali barriere, ma seguendo i bisogni primari degli acquirenti tipo pane, pasta, latte, verdure. Seguendo questi percorsi ci si ritrova con il 60-70% di prodotti in più di quanto preventivato.
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