Clima: declino per 2/3 delle piante e metà degli animali se non si interviene.
Secondo uno studio della University of East Anglia, nel Regno Unito, su 50 mila specie animali e vegetali, almeno 2/3 delle piante comuni e metà delle specie animali entro il 2080 potrebbero subire un grave declino per colpa dei cambiamenti climatici.
Scenari catastrofici soprattutto per Nord Africa, Asia Centrale e Europa meridionale. Questo perché si dimezzerebbe lo spazio vitale disponibile.
La ricerca pubblicata su Nature Climatic Changes indica anche un possibile miglioramento, basterebbe infatti una riduzione di emissioni di gas serra per migliorare di molto la situazione.
Dichiarano i ricercatori: “Mentre esistono molti studi relativi agli effetti dei cambiamenti climatici sulle specie rare o in via di estinzione, sappiamo poco degli effetti sulle specie più comuni. La nostra ricerca prevede che il cambiamento climatico ridurrà la diversità di specie esistenti, anche quelle molto comuni che si trovano nella maggior parte del mondo. Questa perdita di biodiversità su scala globale impoverirà notevolmente la biosfera e la ricchezza che ci forniscono gli ecosistemi. Una perdita di vegetazione colpirebbe molto gli animali che potrebbero soffrire oltre le previsioni.
La buona notizia, è che la nostra ricerca fornisce nuove prove di come azioni per ridurre le emissioni di CO2 o altri gas serra possono limitare la perdita di biodiversità attraverso la riduzione dell’aumento della temperatura media globale di solo 2 gradi anziche’ 4. Ciò consentirebbe anche di guadagnare tempo, fino a quattro decenni, permettendo a piante e animali di adattarsi alle restanti 2 gradi di aumento della temperatura mondiale”.
Analizzando la situazione attuale e prevedendo la distribuzione futura di oltre 50.000 specie tra piante e animali molto comuni in tutto il mondo, i ricercatori prevedono che lo spazio vitale, di circa il 57% delle piante e del 34% degli animali si ridurrà della metà entro il 2080.
Si tratta di una previsione realizzata considerando di mantenere le stesse emissioni di gas serra che si registrano ora, quindi senza considerare eventuali politiche per la mitigazione del riscaldamento globale ma che non tiene neanche conto di possibili fenomeni negativi come lunghe siccità o pestilenze:
Lo studio però rivela che un’eventuale inversione di tendenza nelle emissioni, ossia una riduzione anche minima rispetto agli anni precedenti, entro i prossimi 10 o 15 anni porterebbe a ridimensionare di circa la metà la portata della perdita di spazio vitale.
Commenti recenti