L’Acqua e il recupero dell’Acqua piovana
Acqua sempre più preziosa. Non sprechiamola.
Quello dell’acqua sta diventando un problema serio. Studi recenti indicano che tendenzialmente le precipitazioni in autunno ed inverno sono inferiori alla media del passato, si stima tra il 20 ed il 40%, e che la neve ricoperto sempre meno territorio rispetto al passato. Alcuni governi pensano a tagli dei consumi idrici non essenziali di acqua (all’agricoltura, all’energia ed alle imprese).
Gli effetti meteorologici allarmanti che stanno interessando anche il nostro paese, mostrano che le previsioni dell’arrivo di importanti cambiamenti climatici, avversate o minimizzate in passato, stanno invece, purtroppo, cominciando a manifestarsi con preoccupante puntualità. Abbiamo trattato l’acqua come se tale risorsa come fosse illimitata e gratuita. Oggi ci accorgiamo che le falde acquifere non sono inesauribili, ad esempio l’acqua prelevabile dai pozzi artesiani è sempre di meno.
Ma l’acqua non serve solo per i pochi usi che possono venire in mente ad un’analisi sommaria.
L’acqua serve a molto di più che a “lavare” od “innaffiare”.
Prima di tutto l’acqua mantiene il ciclo naturale necessario alla nostra vita. L’acqua è necessario per mantenere in vita le piante, che con l’aiuto dell’energia solare, trasformano l’acqua e la CO2. Con questo processo, la fotosintesi, si crea l’ossigeno, essenziale per la vita, che tutti, uomini, piante e animali, respirano, ed utilizzano per il proprio metabolismo, che non è che un altro ciclo dell’acqua, questa volta biologico, senza il quale la vita è impensabile.
Ma la pioggia non serve solo a questo. L’acqua delle nuvole è l’acqua più pura che ci sia. Ma quando cade sulla terra sotto forma di pioggia, neve o altro, l’acqua piovana pulisce l’atmosfera da tutto quello che vi è presente: un litro di pioggia può pulire più di 300.000 litri d’aria. Le precipitazioni si arricchiscono con i gas di scarico che l’uomo disperde nell’aria, e questi, insieme ad altri inquinanti, rendono acida l’acqua. Tutte le sostanze inquinanti dovrebbero essere eliminate alla fonte, perché una volta che le precipitazioni abbiano contaminato l’acqua e il suolo, l’intervento di depurazione è molto più difficile.
Va inoltre considerato quanta acqua sia necessaria per la preparazione dei beni di consumo. Nessun prodotto può essere fabbricato senza acqua: per un litro di birra servono 15 litri d’acqua, per 1 kg di carta fino a 100 litri d’acqua e per 1 kg di plastica fino a 500 litri. L’Italia è ai primi posti tra i paesi europei con riferimento alla domanda complessiva di acqua. Rispetto ad una media dei paesi dell’UE di 604 metri cubi per abitante all’anno, il nostro Paese registra un valore stimato intorno ai 908 metri cubi per abitante all’anno. Più di noi solo l’Olanda.
L’acqua è preziosa, ed inizia davvero a scarseggiare
Per modificare questa situazione saranno necessari dei cambiamenti, a livello politico-economico, sul modo di intendere lo sviluppo e sulle ricadute di quest’ultimo sull’equilibrio ecologico del pianeta.
Dal punto di vista pratico, invece, servono invece immediate risposte su come affrontare le emergenze dell’oggi e dell’immediato futuro.
Da qualche anno a questa parte in molte zone di Italia la sensibilità sulle problematiche legate all’inquinamento del suolo e delle acque è aumentata. Così nei nuovi quartieri si realizzano reti fognarie separate: acque bianche (piovane), acque nere (scarichi dei bagni) e grigie (scarichi delle cucine) anche se spesso viene poi tutto convogliato nelle vecchie reti fognarie di acque miste. La normativa dei comuni comincia ad essere più attenta e dettagliata. Le Asl effettuano controlli maggiori. Per gli interventi sparsi sul territorio, non collegabili alla pubblica fognatura, viene sempre più spesso indicato come sistema di depurazione la fitodepurazione piuttosto che la vecchia fossa Imhoff (insufficiente nel trattamento delle acque) o impianti a ossidazione totale (fanghi attivi che però trascinano con sé difficoltà gestionali).
Un caso da evidenziare come guida è quello del Comune di Sant’Ilario d’Enza (Re), che dimostrando sensibilità in tema ambientale, ha previsto nel proprio Piano Regolatore Generale che, nelle nuove lottizzazioni, le acque piovane debbano essere convogliate in un apposito invaso permeabile. Per questo, in due casi l’acqua piovana non è stata trattata come rifiuto, ma è stata riportata dove naturalmente dovrebbe andare: alla terra. Questo è stato realizzato in una zona limitrofa ad un’area destinata a parco pubblico in cui esistevano già due laghetti, con funzione di raccolta delle eccedenze delle acque bianche irrigue e piovane sottoposte ad una prima depurazione. In tal modo sono stati evitati sovraccarichi della rete durante i violenti piovaschi favorendo la ricarica delle falde acquifere e creando un invaso sufficiente all’irrigazione del parco stesso.
Altro intervento è quello relativo alla realizzazione del “Quartiere Brenta” dove, grazie al fatto che il comparto è collocato su un vecchio ramo del torrente Enza e quindi ricco di ghiaia e sassi, è stato realizzato una sorta di “lago” sotterraneo. Le acque piovane vengono convogliate in un impianto di trattamento delle acque di prima pioggia per dividere i residui depositati su strade e parcheggi, quindi al “lago”.
Il recupero dell’acqua piovana
In pratica, però, occorre che, da un lato, una serie di misure entrino a far parte della prassi progettuale dei tecnici; dall’altro lato serve invece che gli utenti assumano nuovi comportamenti nell’uso della risorsa acqua.
Tra i sistemi in grado di offrire un immediato contributo alla soluzione del problema acqua (spreco, scarsità, crescenti costi dell’approvvigionamento) vi sono quelli basati sul recupero e riciclaggio delle acque piovane (o acque meteoriche).
Si tratta di impianti modulari, anche molto evoluti (spesso di fabbricazione tedesca), che l’aumento dei prezzi dell’acqua potabile ha resa sicuri e di elevata convenienza economica.
Gli utilizzi tipici dell’acqua così ottenuta sono:
Usi esterni:
• annaffiatura delle aree verdi pubbliche o condominiali;
• lavaggio delle aree pavimentate;
• autolavaggi, intesi come attività economica;
• usi tecnologici e alimentazione delle reti antincendio.
Usi interni:
• alimentazione delle cassette di scarico dei w.c.;
• alimentazione di lavatrici (se a ciò predisposte);
• distribuzione idrica per piani interrati e lavaggio auto;
• usi tecnologici vari, come ad esempio, sistemi di climatizzazione passiva/attiva.
In presenza sul territorio oggetto di intervento di una rete duale di uso collettivo gestita da Ente pubblico o privato, come prevista dal D.Lgs. 11/5/99 n.152, è ammesso, come uso compatibile, l’immissione di una parte dell’acqua recuperata all’interno della rete duale, secondo le disposizioni impartite dal gestore. Il livello di prestazione per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente è da ritenersi uguale a quello delle nuove costruzioni, ma è sufficiente garantire un uso compatibile esterno (se l’edificio dispone di aree pertinenziali esterne). Le prescrizioni da osservare per la raccolta delle acque meteoriche sono le seguenti:
1) Comparti di nuova edificazione: per l’urbanizzazione dei nuovi comparti edificatori, i piani attuativi dovranno prevedere, quale opera di urbanizzazione primaria, la realizzazione di apposite cisterne di raccolta dell’acqua piovana, della relativa rete di distribuzione e dei conseguenti punti di presa per il successivo riutilizzo, da ubicarsi al di sotto della rete stradale, dei parcheggi pubblici o delle aree verdi e comunque in siti orograficamente idonei. La quantità di acqua che tali cisterne dovranno raccogliere dipenderà dalla massima superficie coperta dei fabbricati da realizzarsi nell’intero comparto e non dovrà essere inferiore a 50 l/mq;
2) Comparti già edificati : l’acqua proveniente dalle coperture dovrà essere convogliata in apposite condutture sottostanti la rete stradale, all’uopo predisposte in occasione dei rifacimenti di pavimentazione o di infrastrutture a rete, comprensive delle relative reti di distribuzione e dei conseguenti punti di presa.
I vantaggi derivanti dall’installazione di impianti di raccolta dell’acqua piovana per uso individuale, oltre che a livello privato, si riflettono positivamente anche nella sfera pubblica:
• si evita il ripetersi di sovraccarichi della rete fognaria in caso di precipitazioni di forte intensità;
• aumenta l’efficienza dei depuratori (nei casi dove le reti fognarie bianca e nera non siano separate), sottraendo quote di liquido che, nel diluire i quantitativi di liquami da trattare, ridurrebbero l’efficacia della fase biologica di depurazione;
• si trattiene o disperde localmente l’eccesso d’acqua piovana che non viene assorbita dal terreno a livello urbano, risparmiando i potenziamenti delle reti pubbliche di raccolta.
I benefici sono talmente consistenti che alcune amministrazioni comunali hanno allo studio forme di incentivazione (sconto sugli oneri di urbanizzazione) per quanti adottino sistemi di recupero e riciclaggio delle acque piovane.
Economicamente il vantaggio è evidente, trattandosi di una risorsa gratuita.
L’acqua piovana, inoltre, non contiene calcare né cloro ed è ottima nei seguenti impieghi:
• per le pulizie, grazie all’impiego di acqua meno calcarea, si riduce l’impiego di detersivo.
• l’assenza di calcare mantiene pulite le parti interne degli elettrodomestici, diminuendo usura e consumo di elettricità.
• per gli scarichi del w.c., dove non si ha la formazione di calcare.
• per il giardinaggio, l’assenza di cloro è benefica per la flora batterica del terreno e per le piante stesse.
Come si accennava sopra, l’acqua piovana non è potabile.
Le fonti dei contaminanti presenti possono essere:
• sostanze presenti in atmosfera e che verranno raccolte dall’acqua (ricordare il fenomeno delle “piogge acide”)
• sostanze rilasciate dai materiali che compongono i sistemi di raccolta e di stoccaggio delle acque.
• sostanze presenti sulle coperture e sulle superfici destinate alla raccolta della pioggia (foglie, fango, etc).
• parassiti, batteri e virus derivati dalle escrezioni di uccelli ed animali che hanno accesso alla copertura e alle superfici di raccolta.
Escludendo l’uso potabile, non vi sono problemi di sorta relativamente agli impieghi su elencati.
Come funziona un impianto di raccolta dell’acqua piovana?
Mediante dei filtri l’acqua viene liberata dalle impurità , foglie e sabbia, rimanendo sempre chiara, fresca e inodore. Ovvio che l’acqua piovana non diventerà potabile, non la si dovrà mai utilizzare a scopo alimentare o per l’igiene personale.
Un impianto è tipicamente composto da:
– un serbatoio (interrato o meno, ad esempio in cantina)
– un sistema filtrante
– una centralina di controllo.
– una pompa
– accessori eventuali
Un sistema tipo è questo:
1) L’acqua viene raccolta dallo scarico delle grondaie, direttamente o tramite una pompa immersa nel pozzetto di raccolta, e convogliata verso un filtro che ha la funzione di separare l’acqua dalla sporcizia più grossolana.
2) L’acqua e incanalata all’interno del serbatoio tramite una tubazione la cui parte finale è rivolta verso l’alto, allo scopo di non smuovere gli eventuali sedimenti sul fondo del serbatoio.
2) L’aspirazione successiva dell’acqua all’interno del serbatoio, avviene a qualche centimetro sotto il livello dell’acqua tramite un tubo flessibile con galleggiante, posto all’interno del serbatoio in modo da pescare l’acqua più pulita.
3) Una centralina elettronica, controlla una pompa di mandata e l’intero sistema. La centralina ha inoltre il compito di comandare l’afflusso dell’acqua potabile quando si esaurisce la riserva d’acqua piovana nel serbatoio.
Un altro modo semplicissimo di raccogliere l’acqua piovana per irrigare il giardino, è quello di inserire nel pluviale discendente, a circa 1,5 m da terra, una derivazione o travasatore, che può così deviare l’acqua in bidoni di plastica sottostanti.
Le condizioni ideali per la conservazione dell’acqua sono: ambiente ossigenato, temperatura fresca e assenza di luce
L’ossigeno favorisce la proliferazione di batteri utili che decompongono, mineralizzandola, la sedimentazione sul fondo del serbatoio, e mantengono l’acqua più pura.
L’assenza di luce inoltre non favorisce la formazione di alghe.
Attenzione: i serbatoi devono sottostare a precise norme anche per la collocazione. Per esempio occorre rispettare una distanza minima dall’edificio o da altro manufatti.
Occorre informarsi preventivamente presso il proprio comune, e far svolgere le pratiche necessarie da un tecnico.
I componenti caratteristici di un impianto per il recupero dell’acqua piovana
– Deviatore: Il deviatore serve a separare le acque di prima pioggia (generalmente più cariche di sostanze inquinanti) da quelle destinate allo stoccaggio.
Spesso ha funzionamento manuale, e in pratica si tratta di un accessorio composto da un portello incernierato alla tubazione: in posizione verticale il portello non ostacola il normale deflusso dell’acqua piovana entro il pluviale, mentre quando viene abbassato la sua particolare conformazione ostruisce la sezione del pluviale provocando la fuoriuscita del liquido attraverso un apertura.
Il dispositivo può essere utilizzato sia a scopo di raccolta e stoccaggio, che a scopo di smaltimento.
– Filtro: Il filtro serve ad evitare l’immissione nel serbatoio dei corpi estranei raccolti dall’acqua piovana sul suo percorso.
Può essere di diversi tipi:
a) Filtro integrato al pluviale. E’ inserito sulla tubazione del pluviale mediante taglio e asportazione di un breve tratto dello stesso.
E’ costituito da un involucro esterno e da un elemento di intercettazione interno, in genere una griglia metallica con fori di diametro anche ai 2 decimi di millimetro.
La porzione d’acqua che penetra attraverso il filtro è inviata allo stoccaggio, mentre i residui solidi intercettati vengono convogliati dalla restante acqua verso il sistema di smaltimento.
b)Filtro centrifugo. E’ generalmente interrato, ed è composto da una camera filtrante accessibile mediante un’apertura superiore dotata di coperchio. Sfrutta la velocità in ingresso dell’acqua, immessa tangenzialmente, separando i residui solidi una griglia periferica sulla quale viene diretto il liquido in entrata.
La manutenzione del filtro si compie accedendo dal chiusino ed effettuando una pulizia o mediante spazzolatura, oppure estraendo il filtro e lavandolo con acqua corrente.
c) Filtro a camere. E’ un contenitore da interrare poco più grande di un comune pozzetto per pluviali dotato di coperchio per l’accesso. L’uso è limitato alla sola intercettazione di sporco grossolano (foglie, detriti e similari).
L’interno del pozzetto è suddiviso in 2 o 3 camere, caricate con ghiaia di granulometria decrescente nel senso di scorrimento delle acque. Le sostanze sospese rimangono intrappolate nel materiale filtrante (che può essere anche racchiuso in involucri di tessuto-non tessuto). In caso di ostruzione del filtro o di afflussi eccessivi d’acqua un “troppo pieno” smaltisce l’eccesso di liquido. Le operazioni di manutenzione consistono nel lavaggio (o nella sostituzione) del materiale filtrante in acqua corrente.
d) Filtro autopulente. Provvede alla cattura del materiale indesiderato mediante filtri in tessuto e funziona a caduta. In pratica l’acqua, passando sul filtro, cade per la maggior parte nella zona sottostante, mentre la parte restante, impedita a filtrare dalla presenza stessa degli eventuali residui, amento su questi ultimi trascinandoli verso lo scarico.
– Serbatoio: Il serbatoio rappresenta il cuore dell’intero sistema di recupero dell’acqua piovana. La scelta del tipo da adottare dipende da vari fattori.
a) Posizione. La posizione influisce sul sistema di distribuzione (con o senza pompa) e sugli utilizzi (solo per annaffiature, etc.), sui costi di installazione e manutenzione, sulla forma (compatta per interno, resistente per interramento) e sui materiali impiegati.
Il serbatoio può essere: fuori terra, all’interno (cantina, garage, etc.) e interrato.
– fuori terra: generalmente per acqua destinata ad annaffiature (giardino, etc.) o a lavaggi e simili.
– interno all’edificio: in locali a livello suolo o interrati (autorimesse, cantine, etc.); la scelta di solito è motivata dalla facilità di installazione, dalla indisponibilità di spazi all’aperto, da difficoltà per l’interramento (terreno roccioso, falde superficiali, ecc.).
– interrato: pur essendo più costosa a causa dello scavo necessario, elimina dalla vista la sagoma del serbatoio stesso, e consente l’installazione di manufatti anche di grande capienza. La sequenza di posa in opera prevede:
1) scavo (alla distanza di almeno un metro da murature e altre opere di fondazione).
2) formazione di un letto di sabbia, oppure di una soletta in calcestruzzo dello spessore minimo di 10 cm. (in caso di possibile presenza di acqua nel terreno, occorre ancorare il serbatoio ad una soletta di zavorra per evitare che questi posso “venire a galla” nel terreno, nel caso fosse semivuoto!).
3) riempimento del serbatoio con acqua e contemporaneo riempimento con sabbia saturata d’acqua del volume di scavo residuo.
4) installazione delle tubazioni di collegamento con le altre componenti dell’impianto;
5) completamento dell’interramento e, nel caso la superficie della zona di interramento del serbatoio sia interessata dal transito di veicoli, realizzare una soletta in calcestruzzo per la ripartizione dei carichi.
b) Capienza. Le dimensioni variano in genere da 1000 a 10.000 litri. Il dimensionamento è legato alla attenta valutazione delle caratteristiche ambientali (piovosità locale, dimensioni e tipo delle superfici di raccolta, ecc.) e alle prestazioni richieste (fabbisogno, etc.).
c) Forma: Generalmente cilindrica con asse in senso orizzontale o verticale.
d) Materiale. I serbatoi sono realizzati in materiali compatibili con le normative.Generalmente in vetroresina o in polietilene.
La manutenzione necessaria, consiste nel controllo visivo e olfattivo dell’acqua accumulata e nel controllo della chiusura dei pozzetti di accesso. Va inoltre effettuata un pulizia interna almeno ogni 5/10 anni.
– Tubo di immissione (tubo di calma): E’ dotato di un raccordo terminale interno inferiore curvato a 180° , che consente l’immissione dal basso delle acque piovane in modo da non creare turbolenze che potrebbero mettere in sospensione eventuali stratificazioni galleggianti in superficie oppure di sabbie e fanghi depositati sul fondo del serbatoio.
– Tubo di scarico: A forma di sifone, evita il riflusso di odori sgradevoli provenienti dal sistema di smaltimento. E’ a quota uguale o inferiore a quella di immissione.
– Valvola di non ritorno: Evita la contaminazione delle acque stoccate nel serbatoio, impedendo il riflusso di acque provenienti dal sistema di smaltimento.
Normalmente è corredata da filtro a grata che blocca l’accesso al serbatoio e alle altre componenti a monte di esso ad animali e insetti che potrebbero risalire dallo scarico.
Rispettare e risparmiare l’acqua.
Il prezzo dell’acqua al metro cubo varia a seconda del Comune, anche in rapporto ai quantitativi. Le tariffe sono in rapida ascesa. Le tariffe medie italiane sono ancora molto inferiori rispetto alla media europea, e questo fa prevedere una crescita delle tariffe.
Oltre agli aspetti del consumo di acqua potabile, occorre prendere in considerazione anche i consumi energetici.
Consumare acqua calda, infatti, significa consumare energia per riscaldarla, e sprecare acqua calda comporta perciò costi elevatissimi per il costo del relativo combustibile.
Per le azioni quotidiane si possono stimare i seguenti consumi:
per fare un bagno in vasca si consumano mediamente fra i 120 e i 160 litri di acqua;
per fare una doccia di 5 minuti se ne consumano dai 75 ai 90 litri;
per una doccia di 3 minuti: dai 35 ai 50 litri;
ogni volta che tiriamo lo sciacquone: 9-16 litri;
ogni volta che ci laviamo le mani: 1,4 litri;
per lavarsi i denti lasciando scorrere l’acqua: 30 litri;
per lavarsi i denti senza lasciar scorrere l’acqua: 2 litri;
per bere e cucinare: circa 6 litri al giorno a persona;
per lavare i piatti a mano: 20 litri;
per un carico di lavastoviglie: 30-40 litri;
per un carico di lavatrice: 60-80 litri;
per lavare l’auto (utilizzando un tubo di gomma): 800 litri;
per il condizionamento di un palazzo di 8 piani: 3.000.000 litri al giorno;
un rubinetto che gocciola: 5 litri al giorno.
I seguenti dispositivi possono permettere un notevole risparmio d’acqua.
Un frangi-getto per lavabo
Frangi-getto.
Questo dispositivo si applica alla parte finale del normale rubinetto e può consentire un risparmio d’acqua fino al 50%. E’ costituito da un dispositivo a spirale che imprime all’acqua un movimento circolare aumentandone la velocità ed un sistema di retine e fori che miscelano aria all’acqua, aumentando così il volume del getto. Altri dispositivi anziché creare un getto areato, creano un getto laminare simile a quello di una doccia che a parità di confort consente un notevole risparmio di acqua.
Rubinetteria lavabi.
Esistono rubinetti con leva che consentono di suddividere lo spazio d’apertura della leva stessa in due zone ben distinte. Una zona di economia dove una lieve azione frenante ricorda che si è raggiunta un’erogazione di circa 5 l/min. Continuando l’apertura si può invece usufruire della consueta erogazione d’acqua pari a circa 10 l/min.
Rubinetteria doccia. La testa della doccia può essere sostituita con dispositivi tali da creare un getto laminare che produce le stesse sensazioni di comfort, ma con un minore consumo d’acqua. Si può anche inserire una guarnizioni apposita al posto di quella originale presente nel “telefono” della doccia: questa guarnizione ha un foro ristretto che limita in modo semplice ma efficace il flusso massimo di acqua.
Sciacquone w.c. Nei modelli comuni vengono consumati, per ogni scarico, dai 9 ai 16 litri di acqua pulita. Esistono invece cassette con tasto di stop o con doppio tasto (3/6 litri, o 4/9 litri, ecc).
Tazza WC. Anche la forma della tazza è fondamentale per consentire una corretta pulizia della stessa con il quantitativo minore possibile di acqua. Esistono alcuni esempi di vasi che con soli 3,5 litri riescono a rimuovere il contenuto e ad assicurare il corretto ricambio di acqua nella tazza stessa.
Elettrodomestici
Da alcuni anni è stato introdotto a livello europeo l’obbligo dell’etichettatura energetica degli apparecchi, dove viene indicato il consumo in base a sette fasce, dalla A (basso consumo) alla F (alto consumo). Le lavatrici e le lavastoviglie dovrebbero essere scelte di classe alta. PEr esempio nella “A” le macchine sono progettate in modo da consumare meno acqua: 60 litri contro i 100 litri delle tradizionali lavatrici; e le lavastoviglie che consumano 14 litri di acqua contro i 30-40 litri. Occorre poi rimarcare che il risparmio dell’acqua significa anche risparmiare acqua calda e quindi energia per produrla, ottenendo così un doppio beneficio.
Rispettare l’acqua vuol dire non solo evitare gli sprechi, ma anche inquinare il meno possibile.
Di seguito si riportano alcune semplici indicazioni che possono aiutare a risparmiare e conservare la risorsa idrica.
– riparare tempestivamente le perdite idrauliche dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca circa 4.000 litri di acqua all’anno; un foro di un millimetro in una tubatura provoca, in un giorno, una perdita di 2.400 litri di acqua potabile. Uno sciacquone che perde acqua nel water (anche in maniera impercettibile), può scaricare in un giorno oltre 2.000 litri di acqua;
– innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta precedentemente e i fiori e le piante in vaso con acqua già utilizzata per lavare verdura e frutta; si possono così recuperare oltre 6.000 litri di acqua potabile all’anno;
– far funzionare lavatrice e lavastoviglie sempre a pieno carico; si ottiene così un risparmio pari a 8.000/11.000 litri di acqua potabile all’anno per famiglia;
– pulire i piatti subito dopo i pasti, togliere lo sporco più grossolano, condire la pasta nel tegame ancora caldo evitando di sporcare un altro tegame; questi piccoli accorgimenti permettono un risparmio idrico, energetico e di detersivi;
– usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti e le stoviglie; questa ha infatti un forte potere sgrassante e permette così un risparmio idrico e di detersivi;
– fare la doccia invece del bagno in vasca; ciò consente un risparmio di 1.200 litri di acqua potabile all’anno. Per una normale doccia si possono consumare dai 20 ai 50 litri di acqua, cinque volte in meno di un bagno in vasca;
– chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti e mentre ci si rade; questo permette di risparmiare fino a 7.500 litri l’anno per una famiglia di tre persone;
– applicare un diffusore al rubinetto per arricchire d’aria il getto di acqua; questo consente ad una famiglia di tre persone di risparmiare fino a 6.000 litri di acqua all’anno;
– il lavaggio dell’automobile con un secchio piuttosto che con acqua corrente consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio;
– non fare uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa e di detersivi per il bucato; attenersi scrupolosamente alle indicazioni del produttore (le quantità consigliate sono in base alla durezza dell’acqua). Per disinfettare e lucidare, nella maggior parte dei casi, basta acqua con un po’ di aceto o bicarbonato;
– non usare la toilette come discarica di sostanze tossiche (vernici, lacche, prodotti chimici, sigarette, solventi) altrimenti si riduce la funzionalità del sistema fognario.
Rispettare queste regole significa imparare a considerare l’acqua come un bene prezioso che non solo non deve essere sprecato, ma per il quale occorre anche fare attenzione a controllarne l’inquinamento.
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